frittelle con uvetta, noci e semi di finocchio


è arrivato Carnevale e si sa, a Carnevale ogni frittella vale!
Nell'immenso universo di dolci fritti di carnevale, io vi propongo il classico della mia infanzia, quello che per me è frittella. 
Ho aggiunto la buccia di limone solo perchè credo doni quel tocco di freschezza che valorizza anche gli altri ingredienti. E poi si sa che se posso metto la buccia di limone dappertutto non fosse che è il mio aroma preferito, (era facile capirlo...)

Non scrivevo da un po' non perchè mi sia stufata di scrivere di ricette o cucinare ma perchè sono in un periodo assai impegnativo.
Tante volte avrei voluto parlarne ma alla sera ero davvero stanchissima.
Anche sui social sono stata meno presente.

Quando ho deciso di ristrutturare casa di mamma non pensavo quanto faticoso, non solo fisicamente, ma anche emotivamente sarebbe stata tutta l'operazione.

Siamo tutti gli oggetti che abbiamo posseduto, con cui abbiamo interagito, non importa l'età, non importa quando ti ci confronti, non importa il valore, anche la piccola sorpresa dell'ovetto Kinder come le sorprese delle merende del Mulino Bianco (chi se li ricorda?) le bambole, dai piccoli oggetti come ai giochi veri e propri (dai Lego al Meccano), i quaderni di scuola della prima elementare o quelli scarabocchiati più audacemente dell'adolescenza. Tutte queste cose hanno contribuito all' espressione, alla realizzazione, alla formazione di un pensiero, di una personalità.

A volte mi sono sorpresa a commuovermi per quell'Elisa così ingenua e ancora così piena di speranza, per quella bimba un po' sola e un pochetto stramba che giocava con le pentole o alla bibliotecaria (ho trovato delle schede preparate da me, con i titoli dei libri, avevo si e no 8 anni), al Meccano, che disegnava case, principesse e mari, che amava tutte le bambole (Patatina, Camillo, Cristina, Pierino, Marinella, Irene, Nerino, Marcella ecc.) il cui nome è tornato in mente appena le tiravo fuori da quella vecchia scatola ormai consumata dalla polvere che era stata, per almeno 30 anni, il loro rifugio dalla vita che continuava, ineluttabile, tra cose brutte, nel dolore e nei tentativi disperati di sentirsi normali.

Gli oggetti hanno una straordinaria capacità rievocativa, soprattutto quelli che sono spariti per anni e poi spuntano fuori riportando in vita momenti felici, sereni, ricordi di vario genere che affiorano vividi, come se appena vissuti. La nostra memoria è incredibile, basta titillarla un po' e ci sommerge di sensazioni, suoni, odori. 
E spesso è doloroso, quei ricordi dovremmo tenerli lì, in quell'archivio, ma a volte capita che bisogna farci i conti e soprattutto, la cosa peggiore, bisogna sbarazzarsene e così via vestiti, cose di vario tipo, quaderni, libri di scuola, giochi, zaini, cappelli: enormi sacchi neri che inghiottono pezzi di vita, pezzi di me, di cose che non torneranno più a farti commuovere, mai più! 
Non importa che tu fossi pronta o meno a questo distacco, che tu l'abbia fatto con la fretta o con la calma, andava fatto e basta, per esigenze pratiche, logistiche, per andare avanti, per continuare a costruire ancora qualcosa di e per te.

Senza contare tutta la quantità di oggetti che invece, per una sorta di magia, di strano scherzo dei nostri cromosomi, sentiamo ci siano appartenuti anche se non li abbiamo vissuti in prima persona perchè posseduti dai nostri genitori, dai nostri nonni, facevano parte di un racconto, di un episodio, si scorgevano in una foto in bianco e nero dove riconoscevi familiari ormai defunti da decenni ma che in effetti rimandano a te, con dei tratti ed espressioni del viso, quello che noi chiamiamo in dialetto "l'ariata" di famiglia.
E fai i conti anche con questo, perchè quei morti li porti con te, quando cammini o ridi o muovi le mani in un certo modo.
E anche tutto questo ti scombussola, ti destabilizza e intanto i muratori cominciano a demolire, abbattono soffitti, tolgono pavimenti e vedi anche che la casa man mano si libera, anch'essa si alleggerisce per ricostruirsi, per ritrovarsi nuova, più bella, con una nuova ariata di famiglia. 
Il rumore, la polvere, gli scatoloni, mobili vecchi da buttare altri da tenere, una dimensione insolita che mi ha rapito e continuerà a rapirmi ancora per almeno un mese.

Si comincia un nuovo viaggio, spossati, stanchi, commossi, con un groppo in gola, ma si comincia, questo è l'importante!

Adesso vorrete la ricetta, credo?!

Frittelle con uvetta e noci con semi di finocchietto

600g di farina 00 + farina di semola per lo splvero
400ml di latte (o quanto occorre per avere un impasto molto molle, appiccicoso)
10g di lievito di birra fresco
180g di uvetta
180g di gherigli di noci
1cucchiaio e mezzo di semi di finocchietto
la buccia grattugiata di un limone grande
sale
zucchero
olio per friggere (arachidi o olio evo)

Sciogliete il lievito con un po' di latte preso dal totale.
In una grande ciotola mettete la farina, aggiungete il latte con il lievito e poi iniziate, con l'aiuto di un cucchiaio di legno, a unire a poco a poco il latte, quando avrete raggiunto un impasto morbido, quasi molle, ben intriso, unite l'uvetta, la buccia di limone grattugiata e le noci, lavorate ancora per qualche minuto.
Infarinate il piano con la farina di semola e sbattetevi sopra l'impasto. Con le mani ben infarinate e l'aiuto di una spatola, prendete l'impasto e continuate a sbatterlo sul piano per circa 5 minuti, facendolo girare.

Rimettete nella ciotola e lasciate lievitare per circa 2 ore o comunque fino a quando raddoppia.

In una pentola a bordi alti portate l'olio a temperatura di circa 170 gradi.
Con l'aiuto di un cucchiaio o di un porzionatore di gelato, tuffatevi le frittelle poco per volta.
Fatele asciugare dall'olio in eccesso su della carta assorbente e spolverizzate di zucchero semolato.

Buon carnevale!





Commenti

  1. E' vero, sono le frittelle della mia infanzia: non mi piacevano i semi di finocchietto allora e le volevo senza. Malgrado tutte le sperimentazioni che ho fatto, questa rimane "la ricetta". Capisco benissimo tutte le tue emozioni per averle provate e ti sono vicina.

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