muffins ai mirtilli con avena e nocciole

muffins ai mirtilli































Qualche settimana fa sono stata in vacanza in un bellissimo luogo: in Alto Adige, per la precisione Sant' Andrea, una frazione sopra Bressanone.

Mi sono concessa una vera e propria vacanza come non capitava da troppo tempo: quando non solo ti sposti da un luogo a un altro ma permetti anche alla tua testa di staccare, un momento tuo, dove anche il cervello e le sue pieghe si rilassano.
A queste condizioni è più facile arrivare alla parte più emotiva, più profonda, che per un momento trova la sua pace; non significa che riposi, anzi, si attiva ma in una modalità positiva e non angosciante in preda all'ansia.

Mi piacerebbe poter dire che questo effetto benefico sia rimasto per molti giorni e magari perdura anche adesso mentre scrivo, ma non è così. Già dal giorno di rientro mi sono trovata di nuovo colpita e affondata da tutto quello che per una settimana aveva avuto una sospensione, che sembrava si fosse dimenticata di me, come quel dolore, tra il braccio e la spalla destra che mi porto dal primo trasloco: già sul volo di ritorno mi è riapparso anche forse più feroce di prima, o magari, così mi è apparso, perchè ne avevo perso l'abitudine. Al dolore ci si abitua, del resto.

In effetti non volevo parlarvi del mio stato attuale ma di quella bellissima sensazione di trovarsi in luoghi non solo belli, sia paesaggisticamente (laghi, boschi, sentieri curati, cime imponenti, colori e forme armoniose come solo la natura sa concepire) sia nelle loro architetture (piccole città curate e ben disegnate dai palazzi e dalle chiese, dalle piccole strade e piazze del centro storico), ma di una bellezza che portava con sé un qualcosa che ormai in molti abbiamo perso, la gentilezza!
Anche se l'Alto Adige si trova in Italia, c'è da dire che non sembra sia così.
La prima sensazione che si ha, appena lasciato il Veneto, è di passare un confine e non perché cambi il paesaggio o il clima, è proprio un'atmosfera totalmente diversa che viene creata dai suoi abitanti, si imprime nel territorio, nel paesaggio e da lì viene offerta a chi si trova a osservare quei tratti irregolari e imponenti (e incombenti) delle cime, o si trova a respirare quell'aria ricca di essenze di pino e abete, o osserva i bassi vitigni di montagna: tutto questo accade ancora prima di imbattersi in un essere umano.

La gentilezza, il garbo, sono spesso attitudini naturali ma vanno coltivate o, quando non sono così intrinseche, vanno comunque insegnate.

Un contesto di degrado, non solo fisico ma prima di tutto morale, non predispone né la presenza spontanea né il prosperare di tali attitudini.
Durante il mio soggiorno mi sono convinta ancora di più di questo in relazione a una semplice esperienza come quella di trovarsi in una festa di paese, una piccola fiera con vari banchetti che preparavano cibo al momento o lo vendevano, e angoli dedicati alla musica dove si esibivano gruppi dal vivo o dj set.
In tutto questo vi erano anche i bambini che, come è giusto che fosse, erano eccitati da quello che stava loro intorno: ridevano, correvano, urlavano. Proprio il tono di quelle urla (che normalmente mi mettono subito di malumore) mi è apparso differente: non era isterico, capriccioso, dispettoso, un disperato richiamo di attenzione, non era volgare e soprattutto i genitori, attenti e vigili, richiamavano subito i loro bambini, quando i decibel cominciavano a risultare fastidiosi.

C'era gaiezza in quei volti, sincera felicità e soprattutto non vi era frustrazione. Ecco la parola chiave di tutto e che si contrappone a gentilezza. Frustrazione. Penso che noi stiamo vivendo un momento storico e politico in cui la frustrazione sia dilagante e soprattuto strumentalizzata al fine di alimentare paure e rabbia. Quando si sente la frustrazione non si può avere il senso di cura e di attenzione, non si è lucidi. Invece di fare, agire avendo come obiettivo quello di risolvere concretamente le cose, si preferisce stare fermi e arrabbiarsi. Così ci si preclude qualsiasi speranza. Questo atteggiamento così comune e spontaneo nel singolo, ormai sembra essersi diffuso da rispecchiare buona parte di una nazione.

Anche se in effetti non ero uscita dai confini italiani, era come se l'avessi fatto perché diversa è la mentalità della gente che abita quei luoghi, in effetti parlano tedesco e l'influenza austriaca è evidente.
I bambini erano festanti e non isterici perché i genitori non erano frustrati. Sicuramente impegnati con problematiche normali dell'esistenza, ma non privi di speranza, coraggio e voglia di migliorare le cose.
Il nostro è un paese che ha perso la speranza è ha dato spazio alla rabbia, alla disumanità ma sopratutto al lamento continuo che fa da spalla all'ignoranza più crassa, alla chiusura di prospettiva.

In preda a un'irrefrenabile voglia di riprendere l'areo e tornare su, e la consapevolezza che ciò sarebbe stato impraticabile, mi sono trovata in quella condizione di totale apatia, quella situazione in cui ci si blocca.
E allora che si fa quando ciò avviene?
Si fa un dolce e in questo caso ho fatto questi deliziosi muffins ai mirtilli con la dolcezza, naturale e materna, dell'avena e l'intenso e avvolgente profumo della nocciola.

I mirtilli sono tra i miei frutti preferiti assieme ai lamponi ma purtroppo, qui dalle mie parti, non si trovano facilmente. Quindi non avete idea della felicità quando una mattina, al buffet della colazione dell'hotel in cui alloggiavo, ho visto delle grandi ciotole piene di questo gustosissimo e piccolissimo dono viola della natura.

Inutile dirvi della loro bontà e soprattutto, lo confesso, della quantità che sono riuscita a mangiarne,  assieme ad altrettante generose porzioni di burro di malga e yogurt di primissima qualità.
Ricchissimo era il buffet davanti al quale rimanevo esterrefatta per il profumo e la varietà di prodotti: dal pane di tanti tipi, ai formaggi, agli yogurt, ai salumi, alle torte, a tutta la frutta secca e cereali, senza contare la varietà di frutta fresca e marmellata.

Io tornavo dopo un'ora di passeggiata in mezzo ai boschi, tra sentieri in salita e stradine più o meno battute con l'appetito di un camionista bulgaro (perchè anche l'aria di montagna mette fame, non solo quella del mare) eppure sono riuscita, con non poca difficoltà a mantenere un contegno adeguato alla mia età e al mio genere.

muffins ai mirtilli
























Muffins ai mirtilli con avena e nocciole

150g di mirtilli
150g di farina00
100g di fiocchi di avena NON integrale
2 uova
170g di zucchero
100g di nocciole tritate
200g di yogurt
80g di burro
10g di lievito
una bacca di vaniglia o una bustina di vanillina
sale

Accendete il forno a 170°C.
Fondete il burro senza farlo cuocere e lasciate raffreddare (o se vi ricordate tiratelo fuori dal frigo un'ora prima).
Tostate la granella di nocciole in un padellino, mi raccomando non fatela bruciare altrimenti dà un gusto amaro a tutto il dolce.

In una ciotola grande mettete i fiocchi d'avena, lo zucchero e le nocciole. Aggiungete, setacciandoli insieme, la farina, il lievito e, se la usate, la vanillina.

In un'altra ciotola mescolate le uova con un pizzico di sale. Unite lo yogurt e poi il burro ormai tiepido. Se usate la bacca, questo è il momnto di aggiungere i semini della vaniglia.
Amalgamate bene e versate il contenuto nella ciotola più grande, avendo cura di far intridere bene gli ingredienti secchi ma senza preoccuparvi degli eventuali grumi.

Unite quindi i mirtilli e mescolate delicatamente.

Sistemate dei pirottini in uno stampo da 12 per i muffins e riempiteli fino a due terzi.

Infornate e aspettate circa 25 minuti o anche 30, dipende dal forno.

muffins ai mirtilli




Commenti

  1. Anch'io sono stata in vacanza da quelle parti e concordo pienamente con le tue impressioni. Amo tutte le regioni italiane ma quando devo ritrovare il mio equilibrio, scelgo le Dolomiti. Nei tuoi muffins c'è tutto il profumo della montagna.

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