Pasta con le "tenerezze" o "tinnirumi"
Oggi vi posto una ricetta legata alla mia infanzia.
Come tutti i bambini non amavo le verdure, tutto ciò che fosse verde non mi piaceva e mia madre, disperata, non sapeva come fare. A questa fobia per il verde, però vi era un' eccezione, una verdura estiva che da noi si chiama "tinnirumi": sono le cime della (cucuzza lonca), varietà di zucchina molto lunga e dal colore verde pallido che si usa per una minestra molto buona (al link trovate la mia versione con il cous cous), o come condimento per la pasta come qui.
Ritornando alle cime, il gusto mi piaceva parecchio e mia madre, appena arrivava la stagione, ne comprava a fasci e, con la sua peculiare dolcezza, mi diceva che a pranzo mi avrebbe fatto le "tenerezze", italianizzazione molto poetica e arbitraria del nome "tinnirumi".
Alle mie orecchie suonava bene e penso fosse per questo che amavo questa verdura, l'associavo a qualcosa di coccoloso e generoso. Di tenerezza in tenerezza si giungeva a qualcosa di buono.
La ricetta classica prevede di lasciare parte del brodo quasi come fosse una minestra. Io preferisco la mia versione per due motivi: non amo le minestre e penso sia sadico servire una minestra in estate con 30 gradi.
*versione vegana: senza formaggio finale che potrebbe essere sostituito dal gomasio e sostituire la pasta all'uovo con della pasta normale.
Come tutti i bambini non amavo le verdure, tutto ciò che fosse verde non mi piaceva e mia madre, disperata, non sapeva come fare. A questa fobia per il verde, però vi era un' eccezione, una verdura estiva che da noi si chiama "tinnirumi": sono le cime della (cucuzza lonca), varietà di zucchina molto lunga e dal colore verde pallido che si usa per una minestra molto buona (al link trovate la mia versione con il cous cous), o come condimento per la pasta come qui.
Ritornando alle cime, il gusto mi piaceva parecchio e mia madre, appena arrivava la stagione, ne comprava a fasci e, con la sua peculiare dolcezza, mi diceva che a pranzo mi avrebbe fatto le "tenerezze", italianizzazione molto poetica e arbitraria del nome "tinnirumi".
Alle mie orecchie suonava bene e penso fosse per questo che amavo questa verdura, l'associavo a qualcosa di coccoloso e generoso. Di tenerezza in tenerezza si giungeva a qualcosa di buono.
La ricetta classica prevede di lasciare parte del brodo quasi come fosse una minestra. Io preferisco la mia versione per due motivi: non amo le minestre e penso sia sadico servire una minestra in estate con 30 gradi.
*versione vegana: senza formaggio finale che potrebbe essere sostituito dal gomasio e sostituire la pasta all'uovo con della pasta normale.
Pasta con i tinnirumi (tenerezze)
2 mazzi di tinnirumi
4 o 5 pomodori ciliegino o piccadilly
uno spicchio d'aglio
olio evo
350 g di pasta all'uovo corta
pecorino o caciocavallo ragusano stagionato
un peperoncino (facoltativo)
Pulire la verdura prendendo le cime più tenere e sbollentare in acqua salata. Nel frattempo, in un tegame, mettere uno spicchio d'aglio e il peperoncino con un po' d'olio, scaldare e aggiungere i pomodorini divisi a metà. Quando i pomodorini si disfano un po' aggiungere i tinnirumi sbollentati e lasciare insaporire. Nel frattempo, nella pentola in cui avete sbollentato i tinnrumi cuocete la pasta. Una volta cotta aggiungerla ai tinnirumi e lasciare insaporire. Completare con una spolverata di formaggio grattugiato.
Eventualmente si può lasciare più liquido il condimento e trasformarla in minestra come tradizione vorrebbe
Senza la pasta è un ottimo contorno o si può trasformare in un passato aggiungendo delle patate, così come mi ha suggerito il mio amico Alessandro.
Eventualmente si può lasciare più liquido il condimento e trasformarla in minestra come tradizione vorrebbe
Senza la pasta è un ottimo contorno o si può trasformare in un passato aggiungendo delle patate, così come mi ha suggerito il mio amico Alessandro.
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